di Simonetta Ottone • Riprendiamo il discorso, già iniziato con questo post, con Desiree e Riccardo.
Il
nuovo anno sarà pieno di appuntamenti importanti per gli uomini, dopo questo
2016 pieno di passi importanti:
Sono
molti gli uomini che decidono di intraprendere un percorso?
(Desiree) Dobbiamo pensare che è molto difficile , per
un uomo che agisce violenza, rivolgersi alla nostra associazione, per vari
motivi.
Innanzitutto è necessario che l’uomo riconosca che ciò
che sta agendo è una violenza. La nostra società, sessista a patriarcale, in
questo non aiuta, anzi ostacola il riconoscimento. I media, la politica sono
permeati di sessismo, e tutto ciò normalizza la violenza.
Viviamo in una società che giustifica la violenza colpevolizzando chi
la subisce e giustificando chi la attua, (la prima domanda che solitamente
viene fatta a una donna che racconta una violenza è “cosa hai fatto tu
prima?”), che istiga allo stupro, promuove e perpetua una visione stereotipata
dell’essere uomo (forte, aggressivo, che ha potere, impulsivo) e dell’essere
donna (remissiva, moglie devota, madre abnegante, “ritrosa” o “ seduttiva” a
seconda dei contesti e delle persone). Una società che guarda la violenza messa
in atto da altre culture e non quella perpetrata quotidianamente dentro le case
degli e delle italiane. Visto tutto questo, se è difficile per una donna che
subisce violenza rivolgersi ad un Cav ( centro
antiviolenza), ancora di più lo è per un uomo, che oltre a fare lo
“sforzo di consapevolezza” ancora osteggiato dalla nostra società, rivolgendosi
a noi e chiedendoci di aiutarlo a cambiare sa che dovrà rinunciare a delle
cose. Dovrà rinunciare al potere e al controllo che esercita sulla compagna. Al
fatto di poter “sfogare” su di lei le proprie frustrazioni. In realtà, se ce la
farà a portare a termine il percorso, avrà anche guadagnato tanto, in termini
di benessere emotivo, soddisfazione nelle relazioni di coppia e con i figli. Ma
occorrerà un grande sforzo, una grande messa in discussione di sé.
Gli uomini che si rivolgono a noi sono cresciuti con
il tempo. Mentre inizialmente ci chiamavano soprattutto le donne per avere
informazioni sul servizio, adesso ci contattano molti più uomini. Siamo passati
da 7 uomini nel 2015 a 11 nell’anno in
corso. Di questi, la maggior parte hanno deciso di intraprendere un percorso di
cambiamento. Alcuni fanno un percorso individuale, altri di gruppo.
Come
promuovere una cultura di genere più evoluta, quali gli strumenti e gli
approcci che servono?
(Riccardo) Sarebbe sufficiente seguire la Convenzione
di Istanbul, visto che l’abbiamo anche ratificata. Quindi:
- campagne di sensibilizzazione sulla violenza
di genere in collaborazione con le Ong
competenti (per non incorrere, ad esempio, in progetti del tipo “Questo non è
amore”),
- Trasmissione
nei contesti didattici,ma anche nei centri sportivi e culturali, di temi quali
la parità di genere, i ruoli di genere non stereotipati, il rispetto, la
risoluzione non violenta dei conflitti. Questo, nelle scuole, attraverso l’uso
di materiali didattici adeguati, in cui vengano raccontate e valorizzate le
figure di donna che hanno fatto storia (scienziate, scrittrici, artiste) ,ma
anche attraverso giochi e libri per l’infanzia liberi da stereotipi. A questo
proposito sono fondamentali i progetti nelle scuole di vario ordine e grado,
progetti sull’educazione all’affettività e alle differenze. Questi li portiamo
avanti sia come singola associazione, sia con la Rete Educare alle Differenze
Pisa, di cui facciamo parte
- Formazione adeguata alle figure professionali
che entrano in contatto con vittime di violenza e autori di violenza (dalle
figure sanitarie, alle Forze dell’Ordine)
- Responsabilità
da parte dei mass media , nel trasmettere un’immagine rispettosa della donna,
non quella stereotipata o degradata, che la vede ridotta a “pezzo di carne”,
oggetto sessuale atto ad eccitare per vendere merce…venendo trattata essa
stessa da merce, che si può toccare, comprare, abusare. In questo senso sarebbe
necessario che lo Iap (Istituto di Autodisciplina pubblicitaria) svolgesse veramente la funzione di vigilanza
per cui è nato
- Fra
le tante cose che non richiederebbero un
investimento economico, ma darebbe risultati enormi, ci sarebbe un’adeguata
attenzione al linguaggio, ad usare il femminile quando si parla di donne. Per
il semplice fatto che in questo modo se ne attesta l’esistenza.
Come
viene supportata l’attività da parte delle istituzioni pubbliche e private?
(Desire) La nostra associazione vive quasi esclusivamente
di volontariato e di autofinanziamento.
Abbiamo un sostegno di tipo “morale”da parte delle
Istituzioni, nel senso che patrocinano alcune nostre iniziative e mostrano di
stimarci, ad esempio facendo il nostro nome o mettendoci in contatto con Comuni
e scuole che sono interessati ai temi da noi trattati. Abbiamo anche
sottoscritto dei Protocolli di Intesa, ma non riceviamo alcun tipo di compenso,
nemmeno sottoforma di convenzione. Anche la sede (anteprima: da febbraio ne
avremo un’altra) è totalmente a nostro carico. Per le nostre competenze abbiamo
partecipato, con alcune associazioni attive sul territorio, ad un progetto per
contrastare le discriminazioni legate all’identità
di genere ed orientamento sessuale (Progetto Ready), questo è al momento
l’unico tipo di supporto concreto avuto. Progettiamo e partecipiamo inoltre a
progetti di prevenzione e sensibilizzazione sui temi della violenza di genere
nelle scuole. Mentre per interventi brevi non chiediamo alcun compenso, per
progetti più strutturati riusciamo ad avere una retribuzione. In questo, oltre
alla sensibilità di alcune scuole negli anni passati, aiuta il Decreto Buona
Scuola.
Collaboriamo poi con vari Centri antiviolenza,
Commissioni Pari Opportunità di vari Comuni, anche fuori dalla provincia di
Pisa, e con Case Circondariali.
Abbiamo molti progetti, riceviamo attestazioni di
stima, ma nessun fondo. Sarebbe invece necessario un finanziamento per la
conduzione del gruppo di uomini che agiscono violenza, ad esempio, così come ne
accorrerebbe per condurre gruppi con i detenuti nelle carceri.
Al Terzo settore (non solo ad associazioni come la
nostra) è infatti richiesto di sopperire alle mancanze del pubblico, senza
riconoscimenti né sostegni, se non di tipo simbolico.
Dal
Vostro osservatorio sul campo, come viene gestito il tema della violenza dalla
politica e dagli enti preposti? C’è sufficiente prevenzione, e come si
contrasta un fenomeno crescente come questo?
(Desiree) Questa domanda apre scenari di cui dovremmo
parlare a lungo, perciò mi limiterò ad alcune veloci considerazioni.
Sinceramente la politica mi sembra la meno adatta a
gestire il problema della violenza: dal Decreto legge sul femminicidio del 2013
(come se la violenza di genere fosse un’emergenza e non un problema
strutturale) , al blocco dei miseri e insufficienti fondi per i Centri
antiviolenza (come se questi fossero inutili e i cav dovessero continuare ad occuparsi delle centinaia di migliaia di donne
gratuitamente ma naturalmente con professionalità e per tutto il tempo
necessario) al progetto “Questo non è amore” con i Camper della polizia di
Stato (come se il problema della violenza fosse che le donne non sanno dove
possono sporgere denuncia) al Fertility day (come se le donne fossero incubatrici per la Patria) ..
per non parlare dello scandalo dell’obiezione di coscienza, che il Ministero
della Sanità continua a dire non essere un problema , che costringe le donne a
peregrinazioni infinite, umiliazioni, aborti clandestini.
Sempre a livello politico è poi agghiacciante la
schizofrenia fra i vari Ministeri, per la questione PAS (una sindrome
inesistente inventata da uno psichiatra difensore di pedofili, sindrome usata
per oltre vent’anni in varie parti del mondo e che ha portato, oltre al
perpetuarsi della violenza su donne e figli/ie abusati/e,anche a tantissimi
suicidi da parte di figli/ie abusati e costretti a frequentare padri abusanti e
pedofili a causa di decisioni dei tribunali)…da una parte il Ministero della
Sanità, concorde l’Ordine psicologi nazionale, ha dichiarato l’inesistenza
della sindrome, allo stesso tempo il Ministero della Difesa ha ospitato
Michelle Hunziker e l’avvocata Bongiorno, che tramite Doppia Difesa raccolgono
fondi spacciandosi per difensore delle donne, in realtà continuando a parlare
di Alienazione parentale, ovvero sempre della Pas (ma togliendo la S). Tutto
ciò è gravissimo!
Anche ciò che è accaduto durante la discussione del
decreto Buona Scuola è significativo: invece di dire che l’ideologia gender non
esiste, è stato dichiarato che la Buona Scuola non promuove alcuna “ideologia
gender”.
Abbiamo poi la questione dei Centri antiviolenza, di
cui abbiamo assistito questa estate allo smantellamento, fra sgomberi per
mancanza di sedi, chiusura di servizi per mancanza di stanziamento fondi…anche
a Pisa, per oltre un anno la casa della Donna (attiva dagli anni ’90) ha visto
in pericolo la propria sede..dopo un enorme lavoro le è stata garantita..per un
altro anno. Per non parlare della questione economica.
E poi personale giudiziario, ancora troppi Giudici,
avvocati/e, esponenti delle Forze dell’Ordine che non hanno adeguata
preparazione su questi temi, formazione che , in ottemperanza alla Convenzione
di Istanbul, dovrebbe essere obbligatoria.
Sinceramente mi sembra che a livello centrale,
nonostante la ratifica della Convenzione di Istanbul, manchi una reale
consapevolezza del fatto che la violenza di genere è fenomeno strutturale (non
emergenziale), una violazione dei diritti umani, che riguarda in modo diverso
tutte le donne (non esiste solo la violenza fisica, quella dei manifesti delle
campagne), che causa fra le altre cose enormi problemi di ordine economico
(discriminazioni sul lavoro) e di
salute. Un fenomeno che va affrontato con adeguati stanziamenti economici in
modo da garantire il lavoro continuativo dei cav, e anche un sostegno ai
nascenti centri per uomini maltrattanti, visto che è necessario lavorare perché
chi mette in atto la violenza, smetta di attuarla.
Credo che, riguardo alla violenza come a tanti altri
problemi, l’approccio sia tipo “emergenziale”, mentre dovrebbe esserci un
maggiore investimento, e continuativo, sulla prevenzione. Nel nostro territorio troppi pochi sono i fondi
stanziati , sia per la presa in carico delle donne vittime di violenza, sia per
le campagne di sensibilizzazione e progetti di prevenzione nelle scuole.
Purtroppo c’è una dispersione delle risorse in interventi non adeguati o
portati avanti da singoli/associazioni/enti che si improvvisano su questi temi,
complice anche la crisi economica.
Inoltre occorrerebbero maggiori risorse per la formazione,
sia delle classi insegnanti, sia del personale sanitario e dei servizi Sociali,
oltre a supervisioni periodiche.
Non servono solo le leggi, ma occorrono fondi costanti
e adeguati, sostegno e collaborazione con le Ong e le associazioni competenti.
Quale
relazione di genere è auspicabile, oggi?
(Riccardo)Una relazione di genere libera dagli
stereotipi, perché questi ingabbiano uomini e donne. Una relazione libera da prevaricazioni, controllo e
potere; in cui gli uomini siano liberi di
entrare in contatto con se stessi, le proprie emozioni e il proprio modo di
essere.
Una relazione che riconosca le donne come persone
libere di autodeterminarsi, decidere di sè, del proprio corpo e delle proprie
relazioni.