martedì 5 gennaio 2016

La carica espressiva del rock; al femminile. Intervista a Le Missteryke

di Simonetta Ottone • Le ho viste più volte suonare. E ogni volta mi commuove quella capacità di presentare la loro musica in modo puro, diretto, senza fronzoli. Compromesso. Arrivano dritte al punto, queste quattro donne dal suono graffiante e innamorato. 

Voce, chitarra, basso e batteria, ciò che serve al rock, e ciò che ci hanno messo a disposizione laddove, qua in Toscana, volevamo parlare di noi, dare voce e gambe alle donne che con il loro impegno e la loro arte imparano ogni giorno a conquistarsi quello spazio che ancora non c’è.
Le ho di fronte a me, quattro visi sorridenti e schietti, un filo di trucco stropicciato dalle ore, abbigliamento da gioventù disincantata, quella gioventù che non ha trovato molto davanti a sé, e ha imparato a non illudersi. Durante l’ultimo concerto infatti la cantante, una ragazzona, voce decisa, movimenti forti e gentili, dice semplicemente “Aiutateci a realizzare un sogno. Quello di continuare a raccontarvi storie”. Mi rivolgo a loro, prima che tornino in  prova:  
Chi sono le Missteryke?
Siamo una band di quattro donne che hanno fatto del rock la loro prerogativa espressiva: Monia Mosti (voce), Simona Tarantino (batteria), Greta Merli (chitarra, di recente endorser dello storico marchio italiano Eko), Stefania Brugnoni (basso). Musiciste e autrici dei brani autografi del loro repertorio.
 Perché una rock band tutta al femminile?
Una casualità direi, una serie di coincidenze che poi diventano una  sfida. Le Missteryke nascono dal desiderio di alcune amiche di unirsi e intraprendere un percorso insieme attraverso la musica. In questo clima di amicizia e condivisione, siamo arrivate fino alla formazione attuale che comprende ancora le fondatrici Stefania e Simona, due colonne portanti, due riferimenti per il gruppo. Nel tempo è capitato che la formazione si rinnovasse con donne e alla fine è stato importante mantenere fede al nome della band…direi che perderebbe di significato con la presenza di un uomo…
Come nasce la vostra musica?
dalla necessità di raccontare storie di vita vera, incontrate, ascoltate e in alcuni casi vissute. Il nostro genere potrebbe essere definito “rock sociale”, perché alla fine, nel racconto, ci piace sempre portare una denuncia, fatta di immagini, di persone e di occhi, che non giudicano, ma che si schierano dalla parte di chi sta vivendo un sentimento. E’ più forte di noi: nel sangue di una donna crediamo ci sia la necessità di guardare e vivere profondamente tutto, fino quasi a farsi male, per poi gridarlo e condividerlo. Scriviamo insieme, nel senso che spesso l’idea musicale o testuale parte da una di noi, ma poi viene cresciuta all’interno del gruppo, provata, riprovata e pensata insieme, fino a che non corrisponde a quello che vogliamo dire.
• Quali spunti o riferimenti in ambito culturale e artistico?
tanti riferimenti musicali, direi, perché siamo quattro e siamo donne, e nel nostro sound, nelle nostre melodie, nei nostri Riff si ripercorrono le influenze  musicali e culturali di quattro vite. Greta, Stefania e Simona da buone strumentiste sono cresciute con il rock; dall’hard rock degli anni 70 hanno preso groove e Riff (Led Zeppelin, Deep Purple, Pink Floyd…). Naturalmente anche il rock anni 90 (Rem, Red Hot Chili Peppers, Radiohead…) è passato dalle orecchie e dalle mani delle Missteryke portando anche sonorità più Brit. Monia poi ci ha portate nel mondo italiano che molto ama e conosce, e che naturalmente ascoltiamo e studiamo tutte, essendo la lingua unica che abbiamo scelto per le nostre canzoni. Potremmo citare Litfiba, Marlen Kuntz, Elisa, Consoli, Nannini, Gazzè…. ma molti molti altri. Ci sentiamo inoltre in debito con figure di donne, quali Maria Callas e Patti Smith che, nei loro rispettivi generi musicali, hanno saputo lasciare un segno unico e indelebile nella storia della musica.


 Come si vive da musicista in Italia?
male - è una domanda molto complessa e la risposta sembrerà retorica seppur vera. Si vive male perché la musica è maltrattata e declassata a disciplina del tempo libero, pertanto non necessaria alla crescita culturale di un individuo. Da qui una serie di errori e difficoltà. A scuola quasi del tutto eliminata, istituti dedicati di alta formazione assenti o non all’altezza, sbocchi professionali fatiscenti. I teatri, le rassegne, i festival sempre più poveri e sempre più chiusi. La discografia scomparsa nel senso che è dedicata ormai solo a prodotti televisivi, il mondo Indie che ormai rappresenta tutti noi musicisti medi, è povero, e quasi sempre autoprodotto. Che dire, è proprio amore il nostro, e quello di tanti gruppi che provano a cambiare il punto di vista e la scala dei valori portando avanti con forza e coraggio il loro messaggio.
 Cosa vuol dire essere musiciste e donne in Italia? Cosa ci supporta, cosa ci manca? 
Vuol dire imparare ogni giorno un nuovo modo per comunicare e costruirsi da sole una rete fatta di persone e di altri musicisti, ascoltatori e artisti che condividano con te un viaggio, affinché possa rimanere incontaminato dalla fama di successo. Mancano le istituzioni, manca che il valore dell’arte e del bello vengano restituiti alle cose che contano realmente, che sono quelle che ci fanno star bene e che ci fanno bene all’anima, al cuore, alla testa, alla creatività e alla condivisione. Come musiciste e donne direi che ne vediamo di tutti i colori perché l’ambiente musicale, come quello lavorativo in genere, è ancora prettamente maschilista, e vedere donne che suonano e scrivono bene (almeno in maniera discutibile), riporta la testa a confronti tra uomini e donne. La donna in Italia non è valorizzata e non è appoggiata. Abbiamo ancora amiche licenziate perché mamme o neomamme… che si può dire…
 Progetti futuri?
Dopo queste ultime riflessioni pessimistiche , vogliamo ricordare che le Missteryke in realtà sono un’oasi di positività e di passione che non si ferma di fronte alle difficoltà. Il nostro progetto più importante è l’ esempio di un lavoro pensato e condiviso dal basso: il disco uscito da pochi giorni, dal titolo “Effettivamente” è sulla piattaforma MusicRaiser dove i co-produttori sono le persone che ci amano, che ci seguono o che hanno voglia di sostenerci. Il crowdfounding è una nuova forma di produzione che fa riferimento alle persone comuni, non più a istituzioni o major: costruire insieme un sogno unendo le forze!.

Il concerto di presentazione del disco, curatissimo, ha avuto il contributo di altre due donne, bravissime artiste: Chiara Formisano (portraitist) e Ambra Lunardi (videomaker).

Il tempo è rock, ed è finito: saluto queste quattro ragazze dai sorrisi aperti, che parlano con intelligenza e ironia citando svariati aneddoti tragicomici. Come dopo un concerto venga loro detto - ad esempio - "Siete brave! Come degli uomini!", o come chi, nel pensiero affettuoso di promuoverle,  consigli loro di sganciarsi un po' le camicette in scena. E si ride, insieme, amaramente.

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